Droga in carcere al congiunto detenuto a Regina Coeli

Roma, droga in carcere al congiunto detenuto a Regina Coeli. Brillante operazione della Polizia Penitenziaria

Le unità del Nucleo Cinofili della Polizia Penitenziaria del Lazio, in un’attività di controllo presso la sala colloqui dell’Istituto romano di Regina Coeli, hanno rinvenuto e sequestrato con il cane Baddy, sulla persona di P.A., circa 50 grammi di hashish. Successivamente, su disposizione dell’A.G., veniva perquisita anche l’abitazione della stessa dove grazie ai cani Spider e Vim venivano rinvenuti 49 involucri contenenti cocaina per un peso di circa 17 grammi.

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, commenta: “Questo ennesimo rinvenimento di stupefacente destinato a detenuti, scoperto e sequestrato in tempo dall’alto livello di professionalità e attenzione dei Baschi Azzurri di Roma Regina Coeli e del Nucleo Cinofili del Corpo, a cui vanno le nostre attestazioni di stima e apprezzamento, evidenzia una volta di più come sia reale e costante il serio pericolo che vi sia chi tenti di introdurre illecitamente sostanze stupefacenti in carcere.  Ogni giorno la Polizia Penitenziaria porta avanti una battaglia silenziosa per evitare che dentro le carceri italiane si diffonda uno spaccio sempre più capillare e drammatico, stante anche l’alto numero di tossicodipendenti tra i detenuti. L’hashish, la cocaina, l’eroina, la marijuana e il subutex — una droga sintetica che viene utilizzata anche presso il SERT per chi è in trattamento — sono quelle più diffuse e sequestrate dai Baschi Azzurri. Ovvio che l’azione di contrasto alla diffusione e al consumo di droga in carcere vede l’impegno prezioso della Polizia Penitenziaria, che per questo si avvale anche delle proprie Unità Cinofile. Questo fa comprendere come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale. Questo deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari, come ad esempio le attività finalizzate a prevenire i tentativi di introduzione di droga in carcere, proprio in materia di contrasto all’uso ed al commercio di stupefacenti”.

Capece “punta il dito” contro il sistema della vigilanza dinamica e del regime penitenziario “aperto” a favore dei detenuti, che fa venire meno i controlli della Polizia Penitenziaria: “Che dire del sistema di ‘vigilanza dinamica’ e del regime penitenziario aperto? Ha senso, è rieducativo, dà un senso alla pena detentiva far stare molte ore al giorno i detenuti fuori dalle celle senza però fargli fare assolutamente nulla? Al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e alla maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il personale di Polizia Penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico, che vuol dire porre in capo a un solo poliziotto quello che oggi fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza. Il dato oggettivo è che con la vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto gli eventi critici sono aumentati. Come dimostra il rinvenimento di droga a Regina Coeli, c’è chi pensa evidentemente che vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto vogliono dire permettersi di fare tutto in carcere…”.

Roma, 29 novembre 2015

Dott. Donato CAPECE – segretario generale SAPPE +39.335.7744686

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