Oltre 10mila i detenuti di religione musulmana

Pericolo jihad per i minori detenuti. SAPPE: “Abbiamo denunciato il rischio in tempi non sospetti: oltre 10mila i detenuti di religione musulmana” 

“La Polizia Penitenziaria monitora costantemente la situazione nelle carceri, per adulti e minori, al fine di accertare l’eventuale opera di proselitismo del fondamentalismo islamico nelle celle, anche alla luce dei tragici fatti accaduti in Francia. Ma per fare questo servono fondi per la formazione e l’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari e nuovi Agenti. Il Ministero della Giustizia parla della presenza di 39 detenuti radicalizzati e di almeno 300 ritenuti a rischio di radicalizzazione. A nostro avviso è un dato sottostimato, se solo si considera che sui 53.725 detenuti “ospitati” nelle carceri italiani ben 18.085 sono stranieri. Di questi 10mila sono musulmani, la stragrande maggioranza dei quali è praticante. Ciò nonostante, noi Polizia Penitenziaria siamo sotto organico di 8mila Agenti e la Legge di stabilità ha bocciato un emendamento che avrebbe permesso l’assunzione di nuovi Agenti, a cominciare dagli idonei non vincitori dei precedenti concorsi, già pronti a frequentare i corsi di formazione. Per questo abbiamo, in più occasioni, sollecitato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando per ottenere assunzioni straordinarie per il Corpo di Polizia Penitenziaria”.

È la denuncia del segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece, che torna ad evidenziare i rischi della radicalizzazione violenta e del proselitismo del fondamentalismo islamico all’interno degli istituti penitenziari.

Non si tralasci di evidenziare che c’è un alto rischio di radicalizzazione islamica anche nelle carceri italiane per minori. Lo abbiamo denunciato per tempo così come abbiamo evidenziato la radicalizzazione di molti criminali comuni, specialmente di origine nordafricana, i quali, pur non avendo manifestato nessuna particolare inclinazione religiosa al momento dell’entrata in carcere, si sono trasformati gradualmente in estremisti sotto l’influenza di altri detenuti già radicalizzati. Anche il carcere, per adulti e minori, è luogo sensibile, da monitorare costantemente, per scongiurare pericolosi fenomeni di proselitismo del fondamentalismo islamico tra i detenuti presenti in Italia. La Polizia Penitenziaria, attraverso gruppi selezionati e all’uopo preparati, monitora costantemente la situazione, ma servono soldi e nuovi agenti”, evidenzia Capece. Che aggiunge infine: “Avevamo detto che era un errore l’innalzamento dell’età dei presenti nelle carceri minorili: oggi, infatti, possono starvi anche donne e uomini di 25 anni. Da subito una decisione politica incomprensibile. Da quando sono stati assegnati detenuti adulti, per effetto della legge 11 agosto 2014, n. 117, questi maggiorenni si comportano con il personale di Polizia e con alcuni minorenni ristretti con prepotenza e arroganza, caratterizzando negativamente la quotidianità penitenziaria. E la loro ascendenza criminale condiziona tanti giovani, che li vedono quasi come dei miti. È anche del tutto evidente che un adulto di 25 anni, infarcito di ideologia islamica estremista, può favorire il reclutamento e la radicalizzazione in carcere, specie dei detenuti minori”.

Roma, 29 luglio 2016

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