Massime penali della Cassazione di dicembre 2013

Abbandono di persone incapaci – Fattispecie

(cod. pen.: art. 591)

— Integra il reato di cui all’art. 591 c.p. la condotta di chi lascia da sola in casa, durante la notte, una persona affetta da tetraparesi spastica ed affidata alle sue cure in base ad un accordo che prevedeva assistenza continuativa ed integrale; la pericolosità di tale condotta, per l’integrità fisica del soggetto passivo, deve ritenersi immediatamente percepibile anche in assenza di cognizioni specialistiche, a nulla rilevando l’aver lasciato un telefono cellulare con il proprio numero memorizzato ed attivabile come «cercapersone» con la semplice pressione di un tasto, in quanto tale accorgimento non svolge comunque adeguata funzione preventiva di rischi incombenti per l’incolumità di un soggetto privo della capacità di movimento (Sent. n. 49493, Sez. V, del 9-12-2013).

 

Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope – Configurabilità – Criterio di sufficienza

(D.P.R. 309/1990: art. 74)

— Per la configurabilità dell’associazione dedita al narcotraffico non è richiesta la presenza di una complessa e articolata organizzazione dotata di notevoli disponibilità economiche, ma è sufficiente l’esistenza di strutture, sia pure rudimentali, deducibili dalla predisposizione di mezzi per il perseguimento del fine comune, create in modo da concretare un supporto stabile e duraturo alle singole deliberazioni criminose, con il contributo dei singoli associati (Sent. n. 49135, Sez. VI, del 6-12-2013).

 

Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope – Vincolo associativo tra il fornitore di droga e gli spacciatori – Condizione

(D.P.R. 309/1990: art. 74)

— Il vincolo associativo può poggiare anche sul rapporto che accomuna, in maniera durevole, il fornitore di droga e gli spacciatori che la ricevono per immetterla nel consumo al minuto, sempre che vi sia consapevolezza di operare nell’ambito di un’unica associazione e di contribuire con i ripetuti apporti alla realizzazione del fine comune di trarre profitto dal commercio di droga (Sent. n. 49135, Sez. VI, del 6-12-2013).

 

Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope – Vincolo permanente – Prova

(D.P.R. 309/1990: art. 74)

— La prova del vincolo permanente, nascente dall’accordo associativo, può essere data anche per mezzo dell’accertamento di facta concludentia, quali i contatti continui tra gli spacciatori, i frequenti viaggi per il rifornimento della droga, le basi logistiche, le forme di copertura e i beni necessari per le operazioni delittuose, le forme organizzative, sia di tipo gerarchico che mediante divisione dei compiti tra gli associati, la commissione di reati rientranti nel programma criminoso e le loro specifiche modalità esecutive (Sent. n. 49135, Sez. VI, del 6-12-2013).

 

Atti sessuali con minorenne – Valutazione del contenuto delle dichiarazioni della persona offesa – Criteri di necessità

(cod. pen.: art. 609 quater)

— In tema di atti sessuali con minorenne, la valutazione del contenuto delle dichiarazioni della persona offesa minorenne, oltre a non sfuggire alle regole generali in materia di testimonianza, in relazione all’attenta verifica della natura disinteressata e della coerenza intrinseca del narrato, richiede la necessità di accertare, da un lato, la capacità a deporre, ovvero l’attitudine psichica, rapportata all’età, a memorizzare gli avvenimenti e a riferirne in modo coerente e compiuto, e, dall’altro, il complesso delle situazioni che attingono la sfera interiore del minore, il contesto delle relazioni con l’ambito familiare ed extrafamiliare e i processi di rielaborazione delle vicende vissute (Sent. n. 48090, Sez. III, del 3-12-2013).

 

Calunnia – Criterio di necessità

(cod. pen.: art. 368)

— Essendo il reato di calunnia un reato doloso, è necessario dimostrare che la parte sia consapevole dell’innocenza dell’accusato ma ciononostante decida di denunziarlo (Sent. n. 49367, Sez. VI, del 9-12-2013).

 

Circolazione stradale – Guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti

(cod. strad.: art. 187)

— In presenza di un acclarato quadro sintomatologico di alterazione mentale, la cui derivazione dall’assunzione di una delle sostanze previste dalla legge venga conclamata dagli esami di laboratorio, non occorre l’ulteriore conferma derivante dalla visita di un medico, proprio perché un quadro di tal fatta dimostra inequivocamente che il conducente si era posto alla guida in stato di alterazione (attuale), causato dall’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope (Sent. n. 49393, Sez. IV, del 9-12-2013).

 

Concorso di persone nel reato – Desistenza di uno dei concorrenti – Criterio di necessità

(cod. pen.: artt. 56 I e III co., 110)

— In tema di concorso di persone nel reato, la desistenza di uno dei concorrenti deve instaurare, perché si riverberi favorevolmente sulla posizione degli altri compartecipi, un processo causale che arresti l’azione di questi ultimi e impedisca comunque l’evento; se, invece, essa elimini soltanto gli effetti della condotta individuale, non comporta benefici per gli altri compartecipi, le cui condotte pregresse, conservando intatta la loro valenza causale, hanno prodotto conseguenze ormai irreversibili, funzionali alla consumazione del reato o alla configurazione del tentativo punibile (Sent. n. 48128, Sez. II, del 3-12-2013).

 

Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone in un edificio condominiale – Responsabilità penale del soggetto agente – Criterio di necessità

(cod. pen.: art. 659)

— Quando l’attività disturbante si verifichi in un edificio condominiale, per ravvisare la responsabilità penale del soggetto agente non è sufficiente che i rumori, tenuto conto anche dell’ora notturna o diurna di produzione e della natura delle immissioni, arrechino disturbo o siano idonei a turbare la quiete e le occupazioni dei soli abitanti gli appartamenti inferiori o superiori rispetto alla fonte di propagazione, i quali, se lesi, potranno far valere le loro ragioni in sede civile, azionando i diritti derivanti dai rapporti di vicinato, ma deve ricorrere una situazione fattuale diversa di oggettiva e concreta idoneità dei rumori ad arrecare disturbo alla totalità degli occupanti del medesimo edificio, oppure a quelli degli stabili prossimi, insomma ad un numero considerevole di soggetti (Sent. n. 47830, Sez. I, del 2-12-2013).

 

* Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone ed estorsione – Elemento distintivo

(cod. pen.: artt. 393, 629)

— Il delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alla persona e quello di estorsione si distinguono non per la materialità del fatto, che può essere identica, ma per l’elemento intenzionale che, qualunque sia stata l’intensità e la gravità della violenza o della minaccia, integra la fattispecie estorsiva soltanto quando abbia di mira l’attuazione di una pretesa non tutelabile davanti all’autorità giudiziaria (Sent. n. 51433, Sez. II, del 19-12-2013).

 

Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici – Fattispecie

(cod. pen.: art. 479)

— È configurabile il reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici nella condotta del medico sostituto di altro medico convenzionato Asl che, apponendo falsamente la propria sigla su ricette e prescrizioni redatte con l’uso di timbri e ricettari fornitigli dal secondo, attesti una situazione documentale che rappresenti le visite e le conseguenti prescrizioni mediche come effettuate dal medico sostituito e, in realtà, effettuate dal sostituto (Sent. n. 48803, Sez. V, del 5-12-2013).

 

Favoreggiamento personale – Elemento oggettivo

(cod. pen.: art. 378)

— La condotta che integra il delitto di favoreggiamento personale, che ha natura di reato di pericolo, deve consistere in un’attività idonea a frapporre un ostacolo, anche se limitato o temporaneo, allo svolgimento delle indagini, e a provocare, dunque, una negativa alterazione del contesto fattuale all’interno del quale le investigazioni e le ricerche erano in corso o si sarebbero comunque potute svolgere. Non è necessaria, peraltro, la dimostrazione dell’effettivo vantaggio conseguito dal soggetto favorito, ma occorre comunque la prova della oggettiva idoneità della condotta favoreggiatrice ad intralciare il corso della giustizia (Sent. n. 51029, Sez. VI, del 18-12-2013).

 

Impugnazioni – Mancato accoglimento dei motivi presentati dall’imputato appellante – Imputato il cui appello sia stato dichiarato inammissibile – Non ha un autonomo diritto di ricorso per cassazione

(cod. proc. pen.: artt. 593, 606, 620, 623, 627)

— In tema di impugnazioni, nel caso di mancato accoglimento dei motivi presentati dall’imputato appellante, l’imputato il cui appello sia stato dichiarato inammissibile non ha un autonomo diritto di ricorso per cassazione, ma, qualora quest’ultimo sia stato proposto dal coimputato, può costituirsi nel relativo giudizio al solo fine di far valere l’effetto estensivo in caso di annullamento senza rinvio, mentre in caso di annullamento con rinvio potrà costituirsi nel giudizio di rinvio ed avvalersi degli effetti favorevoli dell’eventuale pronuncia di accoglimento del gravame (Sent. n. 49444, Sez. II, del 9-12-2013).

 

Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato – Fattispecie

(cod. pen.: art. 316 ter)

— L’indebita percezione di ratei della pensione di pertinenza di soggetto — ormai deceduto — conseguita dal cointestatario del medesimo conto corrente che omette di comunicare all’Ente previdenziale il decesso del pensionato integra l’ipotesi criminosa dell’art. 316 ter c.p. (Sent. n. 48820, Sez. II, del 5-12-2013).

 

Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato – Momento consumativo e termine di prescrizione in caso di erogazioni protratte nel tempo

(cod. pen.: artt. 157, 316 ter)

— Il reato ex art. 316 ter c.p. si consuma quando l’agente consegue la disponibilità concreta dell’erogazione, sicché nel caso di erogazioni protratte nel tempo, il momento consumativo del reato ed il termine da prendere in esame ai fini della prescrizione coincidono con la cessazione dei pagamenti (Sent. n. 48820, Sez. II, del 5-12-2013).

 

Ingiuria e diffamazione – Esimente della provocazione – Applicabilità – Criterio di sufficienza

(cod. pen.: artt. 594, 595, 599 II co.)

— Per l’applicabilità dell’esimente prevista dall’art. 599, comma 2, c.p., è sufficiente che la reazione sia determinata dal fatto ingiusto altrui e l’ingiustizia non deve essere valutata con criteri restrittivi, cioè limitatamente ad un fatto che abbia un’intrinseca illegittimità, ma con criteri più ampi, anche quando cioè esso sia lesivo di regole comunemente accettate nella civile convivenza. (Nella specie, il comportamento tenuto dall’imputato, essendo consistito nella violazione della regola — stabilita di comune accordo dagli ex coniugi — di non ospitare persone, nelle rispettive abitazioni, con cui si intrattenevano relazioni sentimentali, ha concretato gli estremi dell’«ingiustizia») (Sent. n. 49512, Sez. V, del 9-12-2013).

 

Inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità – Caso in cui non è configurabile

(cod. pen.: art. 650; cod. proc. pen.: artt. 375, 376)

— Non integra il reato contravvenzionale di cui all’art. 650 cod. pen. l’inottemperanza della persona sottoposta alle indagini all’invito a presentarsi per rendere l’interrogatorio dinanzi alla polizia giudiziaria, cui è possibile porre rimedio mediante l’accompagnamento coattivo (Sent. n. 51766, Sez. I, del 23-12-2013).

 

* Intercettazioni di conversazioni o comunicazioni – Inutilizzabilità – Fattispecie

(cod. proc. pen.: artt. 268, 271)

— L’omessa indicazione, nel verbale di esecuzione, delle intercettazioni delle generalità dell’interprete di lingua straniera che abbia proceduto all’ascolto, traduzione e trascrizione delle conversazioni, rende inutilizzabili tali operazioni per l’impossibilità di desumere la capacità dell’ausiliario di svolgere ed eseguire adeguatamente l’incarico affidatogli. (Fattispecie relativa ad inutilizzabilità dichiarata con riferimento ad ordinanza cautelare) (Sent. n. 49331, Sez. III, del 9-12-2013).

 

Invasione di terreni o edifici – Condotta tipica – Individuazione

(cod. pen.: art. 633)

— La condotta tipica del reato di invasione di terreni o edifici consiste nell’introduzione dall’esterno in un fondo o in un immobile altrui di cui non si abbia il possesso o la detenzione: la norma di cui all’art. 633 c.p., infatti, non è posta a tutela di un diritto ma di una situazione di fatto tra il soggetto e la cosa, per cui tutte le volte in cui il soggetto sia entrato legittimamente in possesso del bene deve escludersi la sussistenza del reato, pur se, successivamente, il possesso o la detenzione divenga illegittima. Se, invece, la detenzione o il possesso è iniziata legittimamente, e, poi, come nel caso di specie, per un qualsiasi motivo, la detenzione o il possesso sono diventati illegittimi, la pretesa dell’avente diritto (nella specie, l’Amministrazione Finanziaria dello Stato) di rientrare nel possesso dei beni può essere risolta solo alla stregua della normativa civilistica e non, surrettiziamente, cercando di avvalersi delle norme penali (Sent. n. 51754, Sez. II, del 23-12-2013).

 

Lottizzazione abusiva – Confisca di immobile – Buona fede dell’acquirente

(D.P.R. 380/2001: artt. 30, 44)

— In tema di confisca di immobile oggetto di lottizzazione abusiva, non può ritenersi automaticamente sussistente la buona fede dell’acquirente per il solo fatto che si sia rivolto per il rogito della compravendita ad un notaio, il cui intervento — sia per la possibilità di incomplete o mendaci dichiarazioni o documentazioni a lui rese o prodotte al fine di non far emergere l’intento lottizzatorio, sia per l’eventualità di un contributo, doloso o colposo, del pubblico ufficiale alla realizzazione dell’evento illecito — non fa venir meno l’originaria illegalità dell’immobile, né può consentire all’acquirente, in dolo o in colpa, di godere di un bene di provenienza illecita e al costruttore abusivo di conseguire il proprio illecito fine di lucro (Sent. n. 51710, Sez. III, del 23-12-2013).

 

Lottizzazione abusiva negoziale – Frazionamento di un terreno – Criterio di sufficienza

(D.P.R. 380/2001: artt. 30, 44)

— Ai fini dell’integrazione del reato di lottizzazione abusiva negoziale, il frazionamento di un terreno non deve necessariamente avvenire mediante apposita operazione catastale che preceda le vendite o gli atti di disposizione, ma può realizzarsi con ogni altra forma di suddivisione fattuale dello stesso; l’espressione in questione, infatti, da intendersi in modo atecnico, si riferisce a qualsiasi attività giuridica che abbia per effetto la suddivisione in lotti di un’area di più ampia estensione, comunque predisposta od attuata, attribuendone la disponibilità a terzi al fine di realizzare una non consentita trasformazione urbanistica od edilizia del territorio (Sent. n. 48472, Sez. VI, del 4-12-2013).

 

Misure cautelari personali – Riesame – Termine stabilito in favore del difensore per proporre la richiesta di riesame dell’ordinanza che dispone una misura coercitiva

(cod. proc. pen.: artt. 293 III co., 309, 415 bis)

— Il termine stabilito in favore del difensore per proporre la richiesta di riesame dell’ordinanza che dispone una misura coercitiva, in mancanza della notificazione dell’avviso di deposito previsto dall’art. 293 comma 3 c.p.p., decorre comunque dal momento in cui il medesimo riceve la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari per il procedimento nel quale è stato emesso il titolo custodiale (Sent. n. 51483, Sez. I, del 19-12-2013).

 

Omissione di referto – Obbligo del referto – Quando sorge

(cod. pen.: art. 365)

— L’obbligo del referto sorge nel momento stesso in cui il sanitario, prestando la propria opera, si viene a trovare di fronte ad un caso che può presentare i connotati di un delitto perseguibile d’ufficio. Per stabilire se ricorra una tale ipotesi è necessario fare leva su criteri di valutazione che, sia pure con giudizio ex ante (riferito cioè al momento della prestazione sanitaria), tengano conto della peculiarità del caso concreto, nel senso che deve verificarsi se il sanitario abbia avuto conoscenza di elementi di fatto dai quali desumere, in termini di teorica possibilità, la configurabilità di un delitto perseguibile d’ufficio (Sent. n. 51780, Sez. VI, del 27-12-2013).

 

Peculato – Quando si configura

(cod. pen.: art. 314)

— Il delitto di peculato è integrato nel momento in cui ha luogo l’appropriazione della res o del danaro da parte dell’agente, la quale, anche quando non arreca, per qualsiasi motivo, danno patrimoniale alla pubblica amministrazione, è già comunque lesiva dell’ulteriore interesse tutelato dall’art. 314 cod. pen. che si identifica nella legalità, imparzialità e buon andamento del suo operato (Sent. n. 49133, Sez. VI, del 6-12-2013).

 

Pena – Determinazione – Giudice che abbia inflitto una pena in contrasto con la previsione di legge ma in senso favorevole all’imputato – È un errore al quale la Corte di cassazione, in difetto di specifico motivo di gravame da parte del P.M., non può porre riparo

(cod. proc. pen.: artt. 130, 597 III co., 619; cod. pen.: artt. 1, 17)

— In tema di determinazione di pena, ove il giudice abbia inflitto una pena in contrasto con la previsione di legge ma in senso favorevole all’imputato, si realizza un errore al quale la Corte di cassazione, in difetto di specifico motivo di gravame da parte del P.M., non può porre riparo né con le formalità di cui agli artt. 130 e 619 c.p.p., perché si versa in ipotesi di errore di giudizio e non di errore materiale del computo aritmetico della pena, né in osservanza all’art. 1 c.p. ed in forza del compito istituzionale proprio della Corte di cassazione di correggere le deviazioni da tale disposizione, ciò in quanto la possibilità di correggere in sede di legittimità l’illegalità della pena, nella specie o nella quantità, è limitata all’ipotesi in cui l’errore sia avvenuto a danno e non in vantaggio dell’imputato, essendo anche in detta sede non superabile il limite del divieto della reformatio in peius (Sent. n. 49858, Sez. VI, dell’11-12-2013).

 

Pornografia minorile – Diffusione di materiale pedopornografico – Criterio di necessità

(cod. pen.: art. 600 ter III co.)

— In tema di diffusione di materiale pedopornografico, deve essere cassata la sentenza di condanna emessa nei confronti dell’imputato fondata esclusivamente sul dato quantitativo del materiale scaricato e sull’utilizzo di particolari programmi di file sharing, in assenza di accertamenti tesi a verificare se la condotta e la volontà dell’imputato fossero di mero approvvigionamento o invece di diffondere o divulgare a terzi il materiale pedopornografico che il soggetto, con autonomo comportamento, precedentemente si era procurato o aveva creato (Sent. n. 47820, Sez. III, del 2-12-2013).

 

Rapina – Tentativo – Fattispecie

(cod. pen.: artt. 56 III co., 628)

— Richiedendo la desistenza volontaria che il soggetto attivo arresti, per volontaria iniziativa, la propria condotta delittuosa prima del completamento dell’azione esecutiva, impedendo l’evento, deve ritenersi sussistere il tentativo di rapina — e non l’ipotesi della desistenza volontaria — nel caso in cui la condotta si sia arrestata per cause indipendenti dalla determinazione dell’agente, nel caso di specie per non aver trovato il rapinatore il denaro al cui impossessamento violento era finalizzata la sua condotta (Sent. n. 51514, Sez. II, del 20-12-2013).

 

Reati colposi – Causalità – Quando si configura

(cod. pen.: artt. 40, 42, 43)

— In tema di reati colposi, la causalità si configura non solo quando il comportamento diligente imposto dalla norma a contenuto cautelare violata avrebbe certamente evitato l’evento antigiuridico che la stessa norma mirava a prevenire, ma anche quando una condotta appropriata avrebbe avuto significative probabilità di scongiurare il danno (Sent. n. 49401, Sez. IV, del 9-12-2013).

 

Reati edilizi – Fatto di essere proprietario o comproprietario del terreno sul quale vengono svolti lavori edilizi illeciti – Non è sufficiente da solo ad affermare la responsabilità penale

(D.P.R. 380/2001: art. 44)

— Il semplice fatto di essere proprietario o comproprietario del terreno sul quale vengono svolti lavori edilizi illeciti, pur potendo costituire un indizio grave, non è sufficiente da solo ad affermare la responsabilità penale, essendo necessario, a tal fine, rinvenire elementi in base ai quali possa ragionevolmente presumersi che egli abbia in qualche modo concorso anche solo moralmente con il committente o l’esecutore dei lavori. Grava inoltre sull’interessato l’onere di allegare circostanze utili a convalidare la tesi che si tratti di opere realizzate da terzi a sua insaputa e senza la sua volontà (Sent. n. 48091, Sez. III, del 3-12-2013).

 

Reati edilizi – Pertinenza urbanistica – Nozione

(D.P.R. 380/2001: art. 44; cod. civ.: art. 817)

— La nozione di pertinenza urbanistica, diversamente da quella dettata dall’art. 817 c.c., ha peculiarità sue proprie, inerendo essa ad un’opera — che abbia comunque una propria individualità fisica ed una propria conformazione strutturale — preordinata ad un’esigenza oggettiva dell’edificio principale, funzionalmente ed oggettivamente inserita al servizio dello stesso, sfornita di un autonomo valore di mercato, non valutabile in termini di cubatura o dotata di un volume minimo tale da non consentire, in relazione anche alle caratteristiche dell’edificio principale, una destinazione autonoma e diversa da quella a servizio dell’immobile cui accede (Sent. n. 48091, Sez. III, del 3-12-2013).

 

Reato – Tentativo – Desistenza volontaria – Applicabilità – Presupposto

(cod. pen.: art. 56 III co.)

— La desistenza è un’esimente che esclude ab extrinseco ed ex post l’antigiuridicità del fatto, sicché la sua applicabilità presuppone che l’azione sia penalmente rilevante in quanto pervenuta alla fase del tentativo. Ne consegue che, quale che sia la qualificazione dogmatica dell’istituto, se causa estintiva del reato e/o di risoluzione del reato ovvero ancora della causa personale sopravvenuta di non punibilità, la desistenza presuppone l’assenza della consumazione, e la possibilità della consumazione stessa; solo allorché, consumatasi la possibilità della condotta incriminatrice, l’evento possa essere impedito da una contro-azione che annulli e depotenzi l’azione compiuta è possibile individuare il punto di non ritorno e la possibilità solo di un recesso attivo (Sent. n. 51514, Sez. II, del 20-12-2013).

 

Responsabilità del medico – Fattispecie di omicidio colposo

(cod. pen.: art. 589)

— Risponde di omicidio colposo il medico di pronto soccorso che, in presenza di sintomatologia sospetta e di esame elettrocardiografico che evidenziava anomalie ventricolari indicative di possibile sofferenza ischemica, invece di disporre il ricovero e gli approfondimenti del caso, dimetteva il paziente che decedeva per infarto alcuni giorni dopo (Sent. n. 47904, Sez. IV, del 2-12-2013).

 

Ricorso per cassazione fondato su motivi che ripropongono le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del gravame – Inammissibilità – Fondamento

(cod. proc. pen.: art. 591 I co. lett. c)

— È inammissibile il ricorso per cassazione fondato su motivi che ripropongono le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del gravame, dovendosi gli stessi considerare non specifici. La mancanza di specificità del motivo, invero, deve essere apprezzata non solo per la sua genericità, come indeterminatezza, ma anche per la mancanza di correlazione tra le ragioni argomentate dalla decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione, questa non potendo ignorare le esplicitazioni del giudice censurato senza cadere nel vizio di aspecificità conducente, a mente dell’art. 591, comma 1, lett. c), cod. proc. pen., all’inammissibilità (Sent. n. 49743, Sez. IV, del 10-12-2013).

 

Ricorso straordinario per cassazione – Produce la rescissione della decisione definitiva di legittimità soltanto nel caso in cui venga accolto

(cod. proc. pen.: artt. 625 bis, 648 II co.)

— Il ricorso straordinario per cassazione produce la rescissione della decisione definitiva di legittimità soltanto nel caso in cui venga accolto. In ogni altro caso contrario (di rigetto o di inammissibilità del ricorso straordinario) la decisione di legittimità impugnata ex art. 625 bis c.p.p. rimane definitiva ai sensi dell’art. 648, comma 2, c.p.p. (Sent. n. 49877, Sez. VI, dell’11-12-2013).

 

Riparazione per l’ingiusta detenzione – Ha funzione indennitaria, e non risarcitoria – Fondamento

(cod. proc. pen.: artt. 285, 314, 315)

— L’azione prevista dagli artt. 314 e 315 c.p.p. non ha funzione risarcitoria, ma indennitaria in quanto diretta ad ottenere il ristoro delle sofferenze di ordine personale e familiare derivanti ad un soggetto da un atto giudiziario pienamente legittimo ed ha svincolato la liquidazione dall’esclusivo riferimento a parametri aritmetici o comunque da criteri rigidi, stabilendo che si deve basare su una valutazione equitativa che tenga globalmente conto non solo della durata della custodia cautelare, ma anche, e non marginalmente, delle conseguenze personali e familiari scaturite dalla privazione della libertà (Sent. n. 49106, Sez. IV, del 6-12-2013).

 

Riparazione per l’ingiusta detenzione – Indennizzo – Riconoscimento – Antinomia «strutturale» tra custodia e assoluzione o antinomia «funzionale» tra la durata della custodia e l’eventuale misura della pena – Sufficienza – Conseguenza

(cod. proc. pen.: art. 314)

— In tema di riparazione per l’ingiusta detenzione, ai fini del riconoscimento dell’indennizzo può anche prescindersi dalla sussistenza di un «errore giudiziario», venendo in considerazione soltanto l’antinomia «strutturale» tra custodia e assoluzione, o quella «funzionale» tra la durata della custodia e l’eventuale misura della pena, con la conseguenza che, in tanto la privazione della libertà personale potrà considerarsi «ingiusta», in quanto l’incolpato non vi abbia dato o concorso a darvi causa attraverso una condotta dolosa o gravemente colposa, giacché, altrimenti, l’indennizzo verrebbe a perdere ineluttabilmente la propria funzione riparatoria, dissolvendo la ratio solidaristica che è alla base dell’istituto. (Fattispecie in cui è stata ritenuta colpevole la condotta di un soggetto che aveva reso dichiarazioni ambigue in sede di interrogatorio di garanzia, omettendo di fornire spiegazioni sul contenuto delle conversazioni telefoniche intrattenute con persone coinvolte in un traffico di sostanze stupefacenti, alle quali, con espressioni «travisanti», aveva sollecitato in orario notturno l’urgente consegna di beni) (Sent. n. 51779, Sez. Unite, del 24-12-2013).

 

Rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio da parte degli impiegati dello Stato – Notizie di ufficio che devono rimanere segrete – Nozione

(cod. pen.: art. 326; L. 241/1990: artt. 22 e segg.)

— In tema di rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio da parte degli impiegati dello Stato, per notizie di ufficio che devono rimanere segrete si intendono non solo le informazioni sottratte alla divulgazione in ogni tempo e nei confronti di chiunque, ma anche quelle la cui diffusione sia vietata dalle norme sul diritto di accesso, perché effettuata senza il rispetto delle modalità previste ovvero nei confronti di soggetti non titolari del relativo diritto (Sent. n. 49133, Sez. VI, del 6-12-2013).

 

Sentenza di non luogo a procedere – Precedenti valutazioni di insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza compiute nel procedimento cautelare – Rilevanza – Esclusione – Fondamento

(cod. proc. pen.: artt. 273, 425)

— Ai fini della pronuncia della sentenza di non luogo a procedere, non possono assumere rilevanza precedenti valutazioni di insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza compiute nel procedimento cautelare, in quanto il giudice della cautela opera una valutazione prognostica di tipo statico, strettamente funzionale a garantire specifiche esigenze cautelari, mentre il giudice dell’udienza preliminare deve procedere ad una verifica di tipo dinamico, circa l’utilità o la superfluità del passaggio alla fase del dibattimento (Sent. n. 48472, Sez. VI, del 4-12-2013).

 

* Sequestro preventivo – Revoca e restituzione del bene disposta dal G.I.P. in favore di un soggetto diverso da quello cui il bene stesso era stato sequestrato

(cod. proc. pen.: artt. 322 bis, 325)

— In tema di sequestro preventivo, anche dopo la revoca della misura e la restituzione del bene, disposta dal G.I.P. in favore di un soggetto diverso da quello cui il bene stesso era stato sequestrato, sussiste la legittimazione di quest’ultimo ad impugnare tali decisioni con appello ex art. 322 bis c.p.p., e a proporre eventuale ricorso per cassazione avverso l’ordinanza del tribunale della libertà (Sent. n. 51753, Sez. II, del 23-12-2013).

 

Sicurezza nei luoghi di lavoro – Appaltatore subappaltando che continui ad esercitare una concreta ingerenza nell’effettuazione dell’opera – Non perde automaticamente la sua qualifica di datore di lavoro con i correlati obblighi antinfortunistici

(D.Lgs. 81/2008: art. 2 lett. b)

— L’appaltatore subappaltando non perde automaticamente la sua qualifica di datore di lavoro con i correlati obblighi antinfortunistici se continua a esercitare una concreta ingerenza nell’effettuazione dell’opera, così non integralmente subappaltata (Sent. n. 50996, Sez. III, del 18-12-2013).

 

Somministrazione di bevande alcooliche a persona in stato di manifesta ubriachezza – Pena accessoria della sospensione dall’esercizio al colpevole esercente un’osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o bevande – Applicabilità – Fondamento normativo

(cod. pen.: artt. 35, 691 II co.)

— Nel caso di condanna per il reato di cui all’art. 691 c.p., si applica, qualora il colpevole sia esercente un’osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o bevande, la pena accessoria della sospensione dall’esercizio, prevista dall’art. 691, comma 2, c.p., indipendentemente dall’entità della pena inflitta, essendo tale ultima previsione speciale rispetto a quella dell’art. 35 c.p. (Sent. n. 49499, Sez. V, del 9-12-2013).

 

Sottrazione di persone incapaci – Affidamento del minore ai servizi sociali con collocamento presso una famiglia

(cod. pen.: artt. 56, 120, 574)

— In tema di sottrazione di persone incapaci, l’affidamento del minore ai servizi sociali con collocamento presso una famiglia non priva i genitori, non dichiarati decaduti dalla potestà, del diritto di querela. (Fattispecie relativa a tentativo del delitto previsto dall’art. 574 c.p. commesso dall’altro genitore) (Sent. n. 49063, Sez. VI, del 5-12-2013).

 

Termini – Restituzione nel termine – Notifica della sentenza contumaciale al difensore d’ufficio

(cod. proc. pen.: artt. 159, 161 IV co., 175)

— In tema di restituzione nel termine, la notifica della sentenza contumaciale al difensore d’ufficio, eseguita ai sensi dell’art. 159 c.p.p., ovvero ai sensi dell’art. 161, comma 4, c.p.p., non è idonea a dimostrarne la certa ed effettiva conoscenza da parte dell’imputato, qualora la stessa non sia desumibile aliunde, ovvero non si dimostri che il difensore d’ufficio è riuscito a rintracciare il proprio assistito e ad instaurare con lo stesso un effettivo rapporto professionale, analogo a quello discendente dalla nomina fiduciaria (Sent. n. 50643, Sez. I, del 16-12-2013).

 

Truffa avente ad oggetto la vendita di titoli obbligazionari – Momento consumativo – Individuazione

(cod. pen.: art. 640)

— Il delitto di truffa che abbia ad oggetto la vendita di titoli obbligazionari si consuma non nel momento in cui il soggetto passivo, per effetto degli artifici o raggiri, assume l’obbligazione della dazione di un bene economico, ma nel momento in cui il suddetto soggetto perde definitivamente il bene acquistato e cioè nel momento in cui è dichiarato il default del soggetto emittente (Sent. n. 49446, Sez. II, del 9-12-2013).

 

Truffa contrattuale – Artifizi o raggiri – Silenzio – Vi rientra

(cod. pen.: art. 640)

— Gli artifizi o i raggiri richiesti per la sussistenza del reato di truffa contrattuale possono consistere anche nel silenzio maliziosamente serbato su alcune circostanze da parte di chi abbia il dovere di farle conoscere, indipendentemente dal fatto che dette circostanze siano conoscibili dalla controparte con ordinaria diligenza (Sent. n. 51136, Sez. II, del 18-12-2013).

— Ricorrono gli estremi della truffa contrattuale tutte le volte che uno dei contraenti ponga in essere artifizi o raggiri diretti a tacere o a dissimulare fatti o circostanze tali che, ove conosciuti, avrebbero indotto l’altro contraente ad astenersi dal concludere il contratto (Sent. n. 51136, Sez. II, del 18-12-2013).

 

Tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro – Obblighi inerenti alla prevenzione degli infortuni posti dalla legge a carico del datore di lavoro – Su chi gravano in una società di capitali

(D.Lgs. 81/2008; cod. pen.: art. 589; cod. civ.: art. 2381)

— Nelle società di capitali gli obblighi inerenti alla prevenzione degli infortuni posti dalla legge a carico del datore di lavoro possono gravare indistintamente su tutti i componenti del consiglio di amministrazione, salvo il caso di delega validamente conferita della posizione di garanzia. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto corretta la condanna per omicidio colposo dell’amministratore delegato di società da cui dipendeva il lavoratore deceduto per infortunio sul lavoro) (Sent. n. 49402, Sez. IV, del 9-12-2013).

 

Udienza preliminare – Criterio di valutazione per il giudice: inutilità del dibattimento – Conseguenza

(cod. proc. pen.: artt. 424, 425)

— In tema di udienza preliminare, il criterio di valutazione per il giudice dell’udienza preliminare non è l’innocenza dell’imputato, ma l’inutilità del dibattimento, anche in presenza di elementi di prova contraddittori od insufficienti. Ne consegue che il giudice, anche in tal caso, deve pronunziare sentenza di non luogo a procedere solo quando sia ragionevolmente prevedibile che gli stessi siano destinati a rimanere tali all’esito del giudizio (Sent. n. 48475, Sez. III, del 4-12-2013).

 

Violazione degli obblighi di assistenza familiare – Configurabilità – Criterio di necessità

(cod. pen.: art. 570)

— Il delitto di violazione degli obblighi di assistenza familiare non è integrato dai comportamenti omissivi contrassegnati da minimo disvalore o espressivi di mere disfunzioni dei rapporti intra-familiari, ma soltanto dalle condotte che, attraverso la sostanziale dismissione delle funzioni genitoriali, pongano seriamente in pericolo il pieno ed equilibrato sviluppo della personalità del minore. (Nel caso di specie, la Corte ha confermato la responsabilità di un genitore che, attraverso condotte persistenti di aperto rifiuto e totale disinteresse per il minore, aveva determinato il pericolo di indurre nello stesso sentimenti di colpa, di abbandono e di scarsa autostima, anche in ragione della sofferenza derivante dal confronto con i coetanei inseriti in contesti connotati da stabili relazioni familiari) (Sent. n. 51488, Sez. VI, del 19-12-2013).

 

Violazione degli obblighi di assistenza familiare – Inadempimento dell’obbligo di sostentamento economico – Esclusione della responsabilità penale – Criterio di necessità

(cod. pen.: art. 570)

— A fronte dell’inadempimento all’obbligo di sostentamento economico, l’imputato, per sottrarsi alla responsabilità penale, deve dimostrare di essersi trovato nell’impossibilità oggettiva di provvedere; quest’ultima va esclusa laddove, malgrado la detenzione, l’interessato è stato considerato comunque dotato di adeguate disponibilità patrimoniali (Sent. n. 50971, Sez. VI, del 17-12-2013).

 

Violenza sessuale – Fattispecie

(cod. pen.: art. 609 bis)

— Integra il reato di violenza sessuale la condotta dell’imputato che tocca intenzionalmente, e non in modo fugace, il seno della persona offesa, tanto da obbligare quest’ultima ad allontanare la mano dell’uomo (Sent. n. 47812, Sez. III, del 2-12-2013).