Massime penali della Cassazione di novembre 2013

Abusivo esercizio di una professione – Fattispecie

(cod. pen.: art. 348)

— In tema di abusivo esercizio di una professione, lo svolgimento dell’attività di odontoiatra da parte dei cittadini dell’Unione europea in possesso del diploma rilasciato da uno Stato dell’Unione non configura gli estremi del reato previsto dall’art. 348 c.p. solo se l’interessato abbia presentato domanda al Ministero della sanità e questo, dopo aver accertato la regolarità dell’istanza e della relativa documentazione, abbia trasmesso la stessa all’ordine professionale competente per l’iscrizione. (Fattispecie in cui è stata confermata la condanna di un soggetto che aveva esercitato la professione di odontoiatra mentre era in corso la procedura di riconoscimento dei titoli rilasciati da altro Paese membro dell’Unione europea) (Sent. n. 47533, Sez. VI, del 29-11-2013).

 

Apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento – Elemento oggettivo

(cod. pen.: art. 681)

— Integra la contravvenzione prevista dall’art. 681 c.p. la condotta di chi tiene aperto un luogo di pubblico trattenimento senza osservare le prescrizioni a tutela dell’incolumità pubblica, indicate dalla competente commissione tecnica di vigilanza, ove queste siano state recepite e trasfuse nel provvedimento di licenza rilasciato dall’Autorità di P.S. (Fattispecie nella quale all’interno di una discoteca veniva riscontrato un numero di avventori superiore a quello previsto come limite massimo nella licenza di P.S. rilasciata dal questore, sulla base delle indicazioni fornite dalla locale commissione di vigilanza) (Sent. n. 46400, Sez. I, del 21-11-2013).

 

Appello – Sentenza assolutoria – Riforma – Criterio di necessità

(cod. proc. pen.: artt. 125, 605)

— Nel giudizio di appello, per la riforma di una sentenza assolutoria non basta, in mancanza di elementi sopravvenuti, una mera e diversa valutazione del materiale probatorio già acquisito in primo grado ed ivi ritenuto inidoneo a giustificare una pronuncia di colpevolezza, che sia caratterizzata da pari o addirittura minore plausibilità rispetto a quella operata dal primo giudice, occorrendo, invece, una forza persuasiva superiore, tale da far venir meno ogni ragionevole dubbio. (Nella specie, la Corte ha annullato la sentenza di condanna del giudice di appello che aveva riformato una sentenza di assoluzione in ordine al delitto di partecipazione ad associazione di tipo mafioso limitandosi a valutare diversamente i medesimi dati probatori esaminati in prime cure) (Sent. n. 45203, Sez. VI, dell’8-11-2013).

 

Appropriazione indebita commessa da un avvocato – Fattispecie

(cod. pen.: art. 646; cod. proc. civ.: art. 93)

— Commette il delitto di appropriazione indebita l’avvocato che trattenga definitivamente parte delle somme liquidate dal giudice in favore dei suoi clienti in assenza di richiesta di distrazione ex art. 93 c.p.c. (Sent. n. 47410, Sez. II, del 29-11-2013).

 

Associazione per delinquere – Partecipazione – Fattispecie

(cod. pen.: artt. 416 II co., 624, 648)

— È configurabile la partecipazione ad un’associazione a delinquere di un soggetto che, pur agendo per il proprio fine di profitto, contribuisca al mantenimento ed alla realizzazione degli scopi dell’associazione. (Fattispecie in cui era stato ritenuto partecipe di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei furti un soggetto che, in più occasioni, si era prestato a nascondere la merce trafugata e anche a ricettarla) (Sent. n. 46989, Sez. II, del 25-11-2013).

 

Atti – Nullità assoluta – Fattispecie

(cod. proc. pen.: artt. 179, 666; cod. pen.: art. 174)

— È affetta da nullità assoluta, rilevabile in ogni stato e grado del procedimento, l’ordinanza emessa de plano, senza la fissazione dell’udienza camerale per la comparizione delle parti, con cui il giudice dell’esecuzione accolga la richiesta del P.M. di riduzione, entro i limiti di legge, dell’indulto precedentemente applicato in misura eccedente quella fissata nel provvedimento di clemenza (Sent. n. 46704, Sez. I, del 22-11-2013).

 

Beni paesaggistici – Opere eseguite su di essi in assenza di autorizzazione o in difformità da essa – Configurabilità del reato – Criterio di sufficienza

(D.Lgs. 42/2004: art. 181)

— Il reato previsto dall’art. 181 del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, qualificabile come di pericolo astratto, non richiede, ai fini della sua configurabilità, un effettivo pregiudizio per l’ambiente, essendo sufficiente l’esecuzione di interventi in assenza di preventiva autorizzazione che siano astrattamente idonei ad arrecare nocumento al bene giuridico tutelato (Sent. n. 45181, Sez. III, dell’8-11-2013).

 

Concorso di persone nel reato – Partecipazione nel reato manifestata in forme di «presenza» – Criterio di necessità

(cod. pen.: art. 110)

— La partecipazione nel reato può manifestarsi in forme di «presenza», sempre che le stesse agevolino la condotta illecita, anche solo assicurando all’altro concorrente stimolo all’azione o a un maggior senso di sicurezza nella propria condotta, palesando chiara adesione alla condotta delittuosa. Di conseguenza occorre un contributo causale, seppure in termini minimi di facilitazione della condotta delittuosa, mentre la semplice conoscenza o anche l’adesione morale, l’assistenza inerte e senza iniziative a tale condotta non realizzano la fattispecie concorsuale (Sent. n. 46488, Sez. VI, del 21-11-2013).

 

Confisca per equivalente – Finalità del sequestro

(cod. pen.: art. 322 ter)

— La confisca per equivalente prescinde dalla pericolosità della cosa oggetto della misura ablatoria ed il sequestro è esclusivamente finalizzato a garantire la successiva acquisizione di detto bene. Il giudice del riesame deve valutare il valore reale dei beni sequestrati, al fine di verificare il rispetto del principio di proporzionalità tra credito garantito e patrimonio assoggettato a vincolo cautelare (Sent. n. 46251, Sez. III, del 19-11-2013).

 

Contumacia dell’imputato – Dichiarazione in presenza del difensore designato ex art. 97 IV co. cod. proc. pen. in sostituzione del difensore di fiducia che abbia richiesto il rinvio dell’udienza per impedimento a comparire, e successivo rinvio del processo ad altra udienza – Legittimità

(cod. proc. pen.: artt. 97 IV co., 420 quater)

— Sono legittimi tanto la prioritaria dichiarazione di contumacia dell’imputato in presenza del difensore designato, ai sensi dell’art. 97, comma 4, c.p.p., in sostituzione del difensore di fiducia che abbia richiesto il rinvio dell’udienza per impedimento a comparire, quanto, in accoglimento di tale richiesta, il successivo rinvio del processo ad altra udienza (Sent. n. 47471, Sez. III, del 29-11-2013).

 

Delitti contro la P.A. – Incaricati di un pubblico servizio – Rivenditori autorizzati di valori bollati – Vi rientrano – Ragione

(cod. pen.: artt. 314, 358)

— Rivestono la qualifica di incaricati di pubblico servizio i rivenditori autorizzati di valori bollati in quanto svolgono un’attività di interesse pubblico consistente nella riscossione di imposte di bollo destinate allo Stato, sulla base di un’autorizzazione della P.A. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto configurabile il delitto di peculato nei confronti del rivenditore che aveva omesso di versare all’Agenzia delle entrate le somme riscosse) (Sent. n. 46745, Sez. VI, del 22-11-2013).

 

Detenzione di sostanze stupefacenti – Distinzione tra connivenza non punibile e concorso nel reato – Criterio di individuazione

(D.P.R. 309/1990: art. 73; cod. pen.: art. 110)

— In tema di detenzione di sostanze stupefacenti, la distinzione tra connivenza non punibile e concorso nel reato va individuata nel fatto che, mentre la prima postula che l’agente mantenga un comportamento meramente passivo, inidoneo ad apportare alcun contributo alla realizzazione del reato, nel concorso di persona punibile è richiesto, invece, un contributo partecipativo — morale o materiale — alla condotta criminosa altrui, caratterizzato, sotto il profilo psicologico, dalla coscienza e volontà di arrecare un contributo concorsuale alla realizzazione dell’evento illecito (Sent. n. 47562, Sez. VI, del 29-11-2013).

 

Dibattimento – Nuove contestazioni – Correlazione tra l’imputazione contestata e la sentenza – Valutazione – Criteri di necessità

(cod. proc. pen.: art. 521)

— Ai fini della valutazione di corrispondenza tra pronuncia e contestazione di cui all’art. 521 c.p.p. deve tenersi conto non solo del fatto descritto in imputazione, ma anche di tutte le ulteriori risultanze probatorie portate a conoscenza dell’imputato e che hanno formato oggetto di sostanziale contestazione, sicché questi abbia avuto modo di esercitare le sue difese sul materiale probatorio posto a fondamento della decisione. (Fattispecie in cui l’imputato, condannato in primo grado per il reato di detenzione di sostanza stupefacente, era stato ritenuto in appello colpevole del tentativo di acquisto della stessa, in linea con una delle ipotesi formulate dalla difesa) (Sent. n. 47527, Sez. VI, del 29-11-2013).

 

Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone – Caso in cui non è configurabile

(cod. pen.: art. 393)

— La violenta privazione della libertà personale della parte offesa per un rilevante periodo di tempo al fine di ottenere la corresponsione di una somma di denaro, quale prezzo della liberazione, esclude ogni ragionevole intento di far valere un presunto diritto, con la conseguenza che è da ritenere insussistente l’ipotesi di cui all’art. 393 c.p. (Sent. n. 47533, Sez. VI, del 29-11-2013).

 

Esercizio di giuochi d’azzardo con apparecchi automatici ed elettronici – Configurabilità del reato ex art. 4 IV co. L. 401/1989 – Criterio di necessità

(L. 401/1989: art. 4 IV co.)

— L’esercizio di gioco d’azzardo con apparecchi automatici ed elettronici, come i videopoker, configura il reato previsto dall’art. 4, comma 4, della L. n. 401 del 1989, solo quando risulta dimostrata l’organizzazione delle scommesse e dei pronostici sui giochi d’azzardo esercitati a mezzo degli apparecchi vietati. Poiché la condotta punita dalla legge consiste pur sempre nell’organizzazione di lotto, scommesse, pronostici e simili, la formula usata nell’art. 4, comma 4, della L. n. 401 del 1989 rimanda essa pure all’organizzazione delle scommesse (e dei pronostici) sui giochi d’azzardo esercitati a mezzo apparecchi vietati. Conseguentemente non è sufficiente accertare che sia stato fatto esercizio del gioco d’azzardo tramite i suddetti strumenti elettronici o la partecipazione ai medesimi (Sent. n. 44645, Sez. III, del 5-11-2013).

 

Esercizio di giuochi d’azzardo – Criterio di necessità, in particolare nel caso di apparecchi automatici da gioco di natura aleatoria

(cod. pen.: art. 718)

— La fattispecie di cui all’art. 718 c.p. è integrata dall’effettiva «tenuta» di un gioco d’azzardo e, ai fini dell’accertamento del reato, pertanto, non è sufficiente la prova dell’esistenza di mezzi atti ad esercitare il gioco d’azzardo, ma occorre anche la prova, eventualmente desunta da elementi indiziali, che vi sia stato il gioco. Allorché si tratti di apparecchi automatici da gioco di natura aleatoria, occorre inoltre la prova dell’effettivo utilizzo dell’apparecchio per fini di lucro, non essendo sufficiente l’accertamento della potenziale utilizzabilità dello stesso per l’esercizio del gioco d’azzardo (Sent. n. 44645, Sez. III, del 5-11-2013).

 

Estorsione – Fattispecie

(cod. pen.: art. 629)

— Integra il delitto di estorsione la condotta di colui che chiede ed ottiene dal derubato il pagamento di una somma di denaro come corrispettivo per l’attività di intermediazione posta in essere per la restituzione del bene sottratto, in quanto la vittima subisce gli effetti della minaccia implicita della mancata restituzione del bene come conseguenza del mancato versamento di tale compenso (Sent. n. 47207, Sez. II, del 28-11-2013).

 

Falsità in atti – Innocuità del fatto – Nozione

(cod. pen.: artt. 476 e segg.)

— In tema di falsità in atti, l’innocuità del fatto ricorre solo allorché la condotta determini un’alterazione irrilevante per il significato dell’atto, tale pertanto da non incidere concretamente sulla funzione documentale dello stesso e sull’interesse tutelato della norma incriminatrice (Sent. n. 44839, Sez. V, del 6-11-2013).

 

Frode nell’esercizio del commercio – Tentativo – Fattispecie

(cod. pen.: artt. 56, 515)

— Anche la mera disponibilità di alimenti surgelati, non indicati come tali nel menu, nella cucina di un ristorante, configura il tentativo di frode in commercio, indipendentemente dall’inizio di una concreta contrattazione con il singolo avventore (Sent. n. 44643, Sez. III, del 5-11-2013).

 

* Furto – Appropriazione di cose smarrite che conservino chiari ed intatti i segni esteriori di un legittimo possesso altrui – È furto e non appropriazione di cose smarrite – Ragione

(cod. pen.: artt. 624, 647)

— Nell’ipotesi di smarrimento di cose che, come gli assegni o le carte di credito, conservino chiari ed intatti i segni esteriori di un legittimo possesso altrui, il venir meno della relazione materiale fra la cosa ed il suo titolare non implica la cessazione del potere di fatto di quest’ultimo sul bene smarrito, con la conseguenza che colui che se ne appropria senza provvedere alla sua restituzione commette il reato di furto e non quello di appropriazione di cose smarrite (Sent. n. 46991, Sez. II, del 25-11-2013).

 

Getto pericoloso di cose – Superamento del limite della normale tollerabilità ex art. 844 cod. civ. – Sufficienza

(cod. pen.: art. 674; cod. civ.: art. 844)

— L’evento del reato di cui all’art. 674 c.p. consiste nella molestia, che prescinde dal superamento di eventuali limiti previsti dalla legge, essendo sufficiente il superamento del limite della normale tollerabilità ex art. 844 c.c.; se manca la possibilità di accertare obiettivamente, con adeguati strumenti, l’intensità delle emissioni, il giudizio sull’esistenza e sulla non tollerabilità delle emissioni stesse ben può basarsi sulle dichiarazioni di testi, specie se a diretta conoscenza dei fatti, quando tali dichiarazioni non si risolvano nell’espressione di valutazioni meramente soggettive o in giudizi di natura tecnica ma consistano nel riferimento a quanto oggettivamente percepito dagli stessi dichiaranti (Sent. n. 45307, Sez. III, dell’11-11-2013).

 

Giudice – Ricusazione intervenuta in un procedimento penale – Sulla dichiarazione relativa possono decidere magistrati appartenenti ad una sezione civile della stessa Corte d’appello – Fondamento

(cod. proc. pen.: art. 40 I co.)

— L’assegnazione di un affare ad una sezione piuttosto che ad un’altra attiene non alla giurisdizione ma alla competenza interna; ne consegue che sulla dichiarazione di ricusazione intervenuta in un procedimento penale possono decidere magistrati appartenenti ad una sezione civile della stessa Corte d’appello (Sent. n. 44713, Sez. VI, del 6-11-2013).

 

Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita – Reato presupposto, commesso all’estero, per cui sia stata disposta dall’autorità giudiziaria straniera l’archiviazione per ragioni esclusivamente processuali – Configurabilità del reato principale

(cod. pen.: art. 648 ter; cod. proc. pen.: art. 411)

— Il delitto di cui all’art. 648 ter c.p. è configurabile anche se per il reato presupposto, commesso all’estero, sia stata disposta dall’autorità giudiziaria straniera l’archiviazione per ragioni esclusivamente processuali che non escludono la sussistenza del reato. (Fattispecie relativa a procedimento per i reati di malversazione e spoliazione fraudolenta, commessi in Germania, per i quali il P.M., ai sensi del c.p.p. tedesco, aveva ritenuto di non esercitare temporaneamente l’azione penale per la mancanza di un interesse pubblico) (Sent. n. 47218, Sez. II, del 28-11-2013).

 

Impugnazione del pubblico ministero – Titolarità del relativo potere – Spetta anche al rappresentante del P.M. che abbia presentato le conclusioni indipendentemente da successivi fattori limitativi – Conseguenza

(cod. proc. pen.: art. 570 II co.)

— In tema di impugnazione del P.M., la titolarità del relativo potere spetta al rappresentante del P.M. che abbia presentato le conclusioni indipendentemente da successivi fattori limitativi, di natura oggettiva e soggettiva, sicché è ammissibile l’appello presentato dal P.M. che, successivamente alla pronuncia del dispositivo della sentenza, sia stato applicato ad ufficio di procura diverso da quello istituito presso il giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata (Sent. n. 45203, Sez. VI, dell’8-11-2013).

 

Imputabilità – Intossicazione da alcool o da sostanze stupefacenti – Quando influisce sulla capacità di intendere e di volere

(cod. pen.: artt. 88, 89)

— L’intossicazione da alcool o da sostanze stupefacenti può influire sulla capacità di intendere e di volere soltanto qualora, per il suo carattere ineliminabile e per l’impossibilità di guarigione, provochi alterazioni psicologiche permanenti configurabili quale vera e propria malattia, dovendo escludersi dal vizio di mente di cui agli artt. 88 e 89 c.p. anomalie non conseguenti ad uno stato patologico (Sent. n. 47078, Sez. VI, del 26-11-2013).

 

Incendio colposo della cosa propria – Pericolo per la pubblica incolumità – Individuazione

(cod. pen.: artt. 423, 449)

— In tema di incendio colposo della cosa propria ex artt. 423 e 449 c.p., il pericolo per la pubblica incolumità (oggetto specifico della tutela penale del reato) può essere costituito non solo dalle fiamme, ma anche da quelle che sono le loro dirette conseguenze (il calore, il fumo, la mancanza di ossigeno, l’eventuale sprigionarsi di gas pericolosi dalle materie incendiate) che si pongono in rapporto di causa ad effetto con l’incendio, senza soluzione di continuità (Sent. n. 44744, Sez. IV, del 6-11-2013).

 

Ingiuria – Causa di non punibilità della ritorsione – Criterio di sufficienza

(cod. pen.: artt. 594, 599 I co.)

— Perché il giudice possa applicare l’esimente della c.d. ritorsione di cui all’art. 599, comma 1, c.p., è sufficiente che sussistano più ingiurie reciprocamente pronunziate, basta cioè che egli possa valutare come offesa il fatto reciproco (Sent. n. 45150, Sez. V, dell’8-11-2013).

 

Ingiuria – Causa di non punibilità della ritorsione – Decisione con cui il giudice escluda la sua applicazione sulla base del criterio di priorità dell’offesa – Illegittimità – Fondamento

(cod. pen.: artt. 594, 599 I co.)

— Deve ritenersi illegittima la decisione con cui il giudice escluda l’applicazione della causa di non punibilità di cui all’art. 599, comma 1, c.p., sulla base del criterio di priorità dell’offesa, in quanto essa può essere applicata anche a colui che abbia offeso per primo. Infatti, non è giusto punire colui che ha risposto all’ingiuria in quanto egli in luogo di offendere ha punito; così come non è giusto punire colui che ha ingiuriato per primo, poiché con l’ingiuria ricevuta ha già subìto una pena, ferma restando la discrezionalità rimessa al giudice (Sent. n. 45150, Sez. V, dell’8-11-2013).

 

Lesioni personali colpose – Fattispecie

(cod. pen.: art. 590)

— Risponde del reato di lesioni colpose il padrone di un cane doberman di notevoli dimensioni lasciato libero in area aperta al pubblico, senza guinzaglio, omettendo così le necessarie cautele dirette a prevenire azioni aggressive del cane (nella specie, il cane aveva aggredito una donna in bicicletta che, cadendo a terra, si era procurata le lesioni di cui al capo di imputazione) (Sent. n. 46307, Sez. IV, del 20-11-2013).

 

Lesioni personali colpose seguite dal decesso della vittima – Eventuale errore dei sanitari nella prestazione delle cure alla vittima di un incidente stradale – Causa autonoma ed indipendente tale da interrompere il nesso causale tra il comportamento di colui che ha causato l’incidente e la successiva morte del ferito – Configurabilità – Esclusione – Fondamento

(cod. pen.: artt. 41 I e II co., 589, 590)

— L’eventuale errore dei sanitari nella prestazione delle cure alla vittima di un incidente stradale non può ritenersi causa autonoma ed indipendente tale da interrompere il nesso causale tra il comportamento di colui che ha causato l’incidente e la successiva morte del ferito, dovendo ritenersi, in particolare, che, in tema di lesioni personali seguite dal decesso della vittima, l’eventuale negligenza o imperizia dei medici, ancorché di elevata gravità, non elide, di per sé, il nesso causale tra la condotta lesiva e l’evento morte, in quanto l’intervento dei sanitari costituisce, rispetto al soggetto leso, un fatto tipico e prevedibile, anche nei potenziali errori di cura, mentre, ai fini dell’esclusione del nesso di causalità, occorre un errore del tutto eccezionale, abnorme, da solo determinante l’evento letale, conseguendone, in tal caso, l’applicabilità dell’art. 41, comma 1, e non del comma 2, cod. pen. (Sent. n. 44763, Sez. IV, del 6-11-2013).

 

Maltrattamenti in famiglia – Dolo generico – Sufficienza

(cod. pen.: art. 572)

— Per la configurabilità della fattispecie ex art. 572 cod. pen. si richiede il dolo generico, consistente nella mera coscienza e volontà di sottoporre la persona di famiglia ad un’abituale condizione di soggezione psicologica e di sofferenza (Sent. n. 47078, Sez. VI, del 26-11-2013).

 

Maltrattamenti in famiglia – Elemento oggettivo

(cod. pen.: art. 572)

— Il delitto di maltrattamenti in famiglia non è integrato soltanto delle percosse, lesioni, ingiurie, minacce, privazioni e umiliazioni imposte alla vittima, ma anche dagli atti di disprezzo e di offesa alla sua dignità, che si risolvano in vere e proprie sofferenze morali. (Fattispecie in cui la condotta era consistita nell’ingiuriare la vittima, aggredendola fisicamente, tentando di costringerla a rapporti sessuali e limitandone il rapporto affettivo con il figlio minore) (Sent. n. 44700, Sez. VI, del 6-11-2013).

 

Maltrattamenti in famiglia – Nozione di «maltrattamenti»

(cod. pen.: art. 572)

— Nella nozione di «maltrattamenti» rientrano i fatti lesivi dell’integrità fisica e del patrimonio morale del soggetto passivo, sì da rendere abitualmente dolorose le relazioni familiari, e manifestantisi mediante le sofferenze morali che determinano uno stato di avvilimento o con atti o parole che offendono il decoro e la dignità della persona, ovvero con violenze capaci di produrre sensazioni dolorose, ancorché tali da non lasciarne traccia (Sent. n. 47078, Sez. VI, del 26-11-2013).

 

Misure cautelari personali – Divieto di dimora applicato a persona che ricopre un ufficio elettivo per diretta investitura popolare – Legittimità – Ragione

(cod. proc. pen.: artt. 283, 289 III co.; Cost.: art. 3)

— È legittima l’applicazione a persona che ricopre un ufficio elettivo per diretta investitura popolare (nella specie, sindaco di un comune) della misura cautelare del divieto di dimora, anche se la stessa produce di fatto effetti assimilabili alla misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, vietata dall’art. 289, comma terzo, cod. proc. pen., perché questa disposizione non può essere interpretata in termini estensivi, pena la violazione del principio di uguaglianza (Sent. n. 44896, Sez. VI, del 7-11-2013).

 

Misure cautelari personali – Gravi indizi di colpevolezza – Individuazione di persona eseguita dinanzi all’autorità di polizia giudiziaria – Vi rientra

(cod. proc. pen.: artt. 273, 361)

— Integra gli estremi del grave indizio di colpevolezza, pur non essendo una prova formale, l’individuazione di persona eseguita dinanzi all’autorità di polizia giudiziaria (Sent. n. 47208, Sez. II, del 28-11-2013).

 

Misure cautelari personali – Latitanza – Dichiarazione – Completezza delle ricerche – Valutazione – Criterio di necessità

(cod. proc. pen.: artt. 169 IV co., 295, 296)

— Ai fini della dichiarazione di latitanza, la completezza delle ricerche deve essere valutata non con riferimento a parametri prefissati, ma avendo riguardo alle concrete evenienze di fatto, e, in particolare, alla connotazione dell’attività criminosa ed alla condizione personale del soggetto, con la conseguenza che non è in ogni caso necessario estendere gli accertamenti all’estero nei luoghi indicati dall’art. 169, comma 4, c.p.p. (Fattispecie in cui la Corte ha escluso la necessità di accertamenti fuori del territorio italiano in mancanza di qualsiasi indicazione agli atti sul luogo in cui l’imputato si sarebbe potuto recare) (Sent. n. 47528, Sez. VI, del 29-11-2013).

 

Misure cautelari personali – Richiesta di revoca o sostituzione della misura custodiale – Acquisizione del prescritto parere del P.M. – Necessità

(cod. proc. pen.: art. 299)

— In tema di misure cautelari personali, la richiesta di revoca o sostituzione della misura custodiale impone l’acquisizione del prescritto parere del P.M. (Fattispecie relativa alla presentazione di una seconda istanza de libertate, motivata da ragioni diverse rispetto a quelle che avevano ispirato la prima, ed accolta dal G.I.P. senza la previa acquisizione di un nuovo parere del P.M.) (Sent. n. 44904, Sez. VI, del 7-11-2013).

 

Misure cautelari personali – Ricorso per cassazione – Giudizio di rinvio dopo annullamento

(cod. proc. pen.: artt. 311, 627)

— Nel giudizio cautelare di rinvio non possono essere dedotte dalle parti né rilevate d’ufficio per la prima volta cause di inutilizzabilità o di nullità concernenti atti formati nelle fasi anteriori del procedimento, atteso che la sentenza della Corte di cassazione, da cui origina il giudizio stesso, determina una preclusione con riguardo a tutte le questioni non attinte dalla decisione di annullamento. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto preclusa la possibilità di rilevare una causa di nullità assoluta in un’ipotesi in cui l’annullamento con rinvio era avvenuto limitatamente alle esigenze cautelari) (Sent. n. 47564, Sez. VI, del 29-11-2013).

 

Misure cautelari personali – Termini di durata massima della custodia cautelare – Applicazione del meccanismo di recupero ex art. 303 I co., lett. b), n. 3 bis, cod. proc. pen.

(cod. proc. pen.: artt. 303 I co. lett. b n. 3 bis, 304 VI co.)

— In tema di durata della custodia cautelare, l’applicazione del meccanismo di recupero previsto dall’art. 303, comma 1, lett. b), n. 3 bis, c.p.p., che consente il prolungamento dei termini di fase per mezzo dell’imputazione del periodo residuo a fasi diverse, non comporta l’aumento dei termini massimi di custodia fissati dall’art. 304, comma 6, c.p.p. (Sent. n. 47072, Sez. II, del 26-11-2013).

 

Misure di sicurezza personali – Ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario – Applicabilità in caso di proscioglimento dell’imputato per infermità psichica

(cod. pen.: art. 222)

— La misura di sicurezza del ricovero in manicomio giudiziario (art. 222 c.p.) è tipicamente applicabile in caso di proscioglimento dell’imputato per infermità psichica, sia pure previa verifica della praticabilità di altre soluzioni, secondo la lettura della norma imposta dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 253 del 18-7-2003 (Sent. n. 47049, Sez. II, del 26-11-2013).

 

Notificazioni di atti a mezzo del servizio postale – Riconducibilità al destinatario dell’atto della firma apposta per il ritiro del piego presso l’ufficio a seguito del rilascio di avviso di deposito presso l’abitazione – Esclusione – Criterio di necessità

(L. 890/1982: art. 8; cod. proc. civ.: art. 221)

— In tema di notificazioni a mezzo del servizio postale, al fine di escludere la riconducibilità al destinatario dell’atto della firma apposta per il ritiro del piego presso l’ufficio a seguito del rilascio di avviso di deposito presso l’abitazione, non è sufficiente, in difetto di allegazione della mancata ritualità degli adempimenti dell’addetto al servizio, addurre l’illeggibilità della sottoscrizione, ma è necessario proporre querela di falso (Sent. n. 47164, Sez. VI, del 27-11-2013).

 

Omissione di atti d’ufficio – Formarsi del silenzio-rifiuto entro la scadenza del termine di trenta giorni dalla richiesta del privato – Irrilevanza

(cod. pen.: art. 328 II co.)

— Ai fini dell’integrazione del delitto di omissione di atti d’ufficio è irrilevante il formarsi del silenzio-rifiuto entro la scadenza del termine di trenta giorni dalla richiesta del privato (Sent. n. 45629, Sez. VI, del 13-11-2013).

 

Parte civile – Principio di immanenza della costituzione di parte civile – Portata

(cod. proc. pen.: artt. 76, 82, 444)

— Il principio di immanenza della costituzione di parte civile impone di non considerare revocata la costituzione di parte civile in caso di mancata presentazione di conclusioni scritte nel giudizio ordinario in cui viene accolta una richiesta di patteggiamento riformulata dall’imputato, se queste sono state rassegnate in una precedente udienza in cui diversa istanza di applicazione di pena è stata rigettata (Sent. n. 44906, Sez. VI, del 7-11-2013).

 

Patteggiamento – Eventuali errori di calcolo commessi nei singoli passaggi interni per la determinazione della sanzione concordata – Quando non rilevano

(cod. proc. pen.: art. 444)

— In tema di patteggiamento, gli eventuali errori di calcolo commessi nei singoli passaggi interni per la determinazione della sanzione concordata non rilevano se il risultato finale non si traduce in una pena illegale (Sent. n. 44907, Sez. VI, del 7-11-2013).

 

Prova indiziaria – Utilizzabilità di elementi negativi – Condizione

(cod. proc. pen.: art. 192 II co.)

— Ai fini della prova indiziaria possono essere utilizzati anche elementi negativi purché offrano un dato conoscitivo certo, convincente e non generico. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto corretta la decisione impugnata che aveva desunto la falsità di un giuramento decisorio — avente ad oggetto il pagamento di un ingente debito societario — anche dalla circostanza che non vi fosse traccia di tale versamento nella documentazione delle società di capitali coinvolte nella vicenda) (Sent. n. 47541, Sez. VI, del 29-11-2013).

 

Pubblici ufficiali o incaricati di un pubblico servizio – Guardie giurate, in servizio presso P.A., che intervengano, al di fuori delle loro attribuzioni istituzionali, per sedare una lite insorta fra un privato ed un pubblico dipendente – Non vi rientrano – Ragione

(R.D. 773/1931: artt. 133, 134; cod. pen.: artt. 357, 358)

— Le guardie giurate, ancorché in servizio presso pubbliche amministrazioni, svolgono esclusivamente compiti di tutela delle entità patrimoniali affidate alla loro sorveglianza e non possono assumere, pertanto, la qualità di pubblici ufficiali o di incaricati di pubblico servizio quando intervengano, al di fuori delle loro attribuzioni istituzionali, per sedare una lite insorta fra un privato ed un pubblico dipendente (Sent. n. 46744, Sez. VI, del 22-11-2013).

 

Resistenza a un pubblico ufficiale – Fattispecie in cui non è configurabile

(cod. pen.: art. 337)

— Non è configurabile il reato di cui all’art. 337 c.p. nei confronti della guardia giurata preposta al servizio di vigilanza di un ospedale, che, a seguito di richiesta proveniente dal medico di guardia del pronto soccorso, sia intervenuta per sedare una lite verbale precedentemente intercorsa con l’imputato, il quale, sebbene in tal senso invitato dai medici del pronto soccorso, si sia rifiutato di allontanarsi dai locali della sala visite ove si trovavano la moglie ed altre pazienti in attesa di visita medica (Sent. n. 46744, Sez. VI, del 22-11-2013).

 

Riciclaggio di carte di credito provenienti da delitto – Indebita utilizzazione delle carte di credito – È reato strumentale alla commissione del riciclaggio

(cod. pen.: artt. 81 II co., 648 bis; D.Lgs. 231/2007: art. 55 IX co.)

— Nel caso di riciclaggio di carte di credito provenienti da delitto, perché rubate o clonate, l’indebita utilizzazione delle carte di credito medesime non costituisce reato presupposto del riciclaggio, ma reato strumentale alla commissione del riciclaggio medesimo (Sent. n. 47147, Sez. II, del 27-11-2013).

 

Rifiuti – Attività di gestione di rifiuti non autorizzata – Fattispecie

(D.Lgs. 152/2006: art. 256)

— Integra la violazione dell’art. 256 del D.Lgs. n. 152 del 2006, che punisce anche l’attività di gestione non autorizzata di rifiuti non pericolosi, la condotta di chi incenerisce a terra, oltre alle sterpaglie, anche piume di uccelli, atteso che l’attività di incenerimento a terra di scarti animali (quali, appunto, le piume di volatili) e di altri rifiuti integra un’operazione di smaltimento (Sent. n. 45307, Sez. III, dell’11-11-2013).

 

Riparazione per l’ingiusta detenzione – Estinzione del reato per prescrizione – Diritto alla riparazione – Configurabilità – Esclusione – Limiti

(cod. proc. pen.: art. 314; cod. pen.: art. 157)

— Non è configurabile il diritto alla riparazione per l’ingiusta detenzione in caso di estinzione del reato per prescrizione, a meno che la durata della custodia cautelare sofferta risulti superiore alla misura della pena astrattamente irrogabile, o a quella in concreto inflitta, ma solo per la parte di detenzione subita in eccedenza, ovvero quando risulti accertata in astratto la sussistenza dei presupposti per il riconoscimento dell’ingiustizia formale della privazione della libertà personale (Sent. n. 44492, Sez. IV, del 4-11-2013).

 

Rivelazione di notizie di cui sia stata vietata la divulgazione – Caso in cui non è configurabile

(cod. pen.: art. 262; L. 124/2007: art. 42 III co.)

— Non integra il delitto di cui all’art. 262 c.p. la divulgazione di notizie che, pur classificate come «riservate» ai sensi dell’art. 42 L. 3 agosto 2007 n. 124, risultino estranee agli interessi che giustificano il segreto di Stato, o siano comunque inidonee, se diffuse, a recare pregiudizio a detti interessi. (Fattispecie relativa ad una causa di lavoro promossa per il riconoscimento di mansioni superiori da un pilota addetto a voli riservati, in cui la Corte ha escluso la configurabilità del reato osservando che l’imputato si era limitato ad allegare elementi sulla qualità e quantità del lavoro prestato, senza svelare alcun dato sensibile in ordine alla programmazione o esecuzione di voli riservati) (Sent. n. 47224, Sez. I, del 28-11-2013).

 

Sequestro conservativo – Presupposto

(cod. proc. pen.: art. 316)

— Il sequestro conservativo va disposto sulla base di un giudizio prognostico negativo in ordine alla conservazione delle garanzie patrimoniali del debitore, essendo, invece, irrilevante che le stesse possano essere disperse per effetto dell’attività del debitore ovvero possano venire a mancare per ragioni indipendenti dalla sua condotta (Sent. n. 44809, Sez. IV, del 6-11-2013).

 

Stupefacenti – Coltivazione non autorizzata di piante dalle quali siano estraibili sostanze stupefacenti – Punibilità – Criterio di necessità

(D.P.R. 309/1990: art. 73)

— Ai fini della punibilità della coltivazione non autorizzata di piante, dalle quali siano estraibili sostanze stupefacenti, spetta al giudice verificare in concreto l’offensività della condotta, ovvero l’idoneità della sostanza ricavata a produrre un effetto drogante rilevabile (nella specie, vegetale erbaceo tipo «cannabis») (Sent. n. 45622, Sez. VI, del 13-11-2013).

 

Truffa aggravata dall’essere stato ingenerato nella persona offesa il timore di un pericolo immaginario – Configurabilità – Condizione

(cod. pen.: artt. 629, 640 II co. n. 2)

— Il reato di truffa aggravata dall’essere stato ingenerato nella persona offesa il timore di un pericolo immaginario (art. 640 cpv. n. 2 c.p.) si configura allorché venga prospettata al soggetto passivo una situazione di pericolo che non sia riconducibile alla condotta dell’agente, ma che anzi da questa prescinda perché dipendente dalla volontà di un terzo o da accadimenti non controllabili dall’uomo; in tal caso la vittima viene infatti indotta ad agire per l’ipotetico pericolo di subire un danno il cui verificarsi, tuttavia, viene avvertito come dipendente da fattori esterni estranei all’agente, che si limita pertanto a condizionare la volontà dell’offeso, senza peraltro conculcarla, con una falsa rappresentazione della realtà; al contrario, se il verificarsi del male minacciato, pur immaginario, viene prospettato come dipendente dalla volontà dell’agente, il soggetto passivo è comunque posto davanti all’alternativa di aderire all’ingiusta e pregiudizievole richiesta del primo o subire il danno: in tali ipotesi pertanto si configura il delitto di estorsione, ed a nulla rileva che la minaccia, se credibile, non sia concretamente attuabile (Sent. n. 47207, Sez. II, del 28-11-2013).

 

Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche – Restituzione all’erario del profitto derivante dal reato – Effetto

(cod. pen.: artt. 240, 640 bis)

— In tema di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, la restituzione all’erario del profitto derivante dal reato elimina in radice lo stesso oggetto sul quale dovrebbe incidere la confisca. In caso contrario si avrebbe un’inammissibile duplicazione sanzionatoria, in contrasto col principio che l’espropriazione definitiva di un bene non può mai essere superiore al profitto derivato dal reato (Sent. n. 44446, Sez. IV, del 4-11-2013).

 

Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche – Tentativo – Fattispecie

(cod. pen.: artt. 56, 640 bis)

— Si configura il reato di tentata truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche nel caso in cui il direttore amministrativo ponga in essere condotte artificiose allo scopo di raggiungere il numero di allievi necessario per la costituzione di una classe e per ottenere il finanziamento pubblico (Sent. n. 44673, Sez. II, del 6-11-2013).

 

Turbata libertà del procedimento di scelta del contraente – Elemento oggettivo

(Cost.: art. 25 II co.; cod. pen.: artt. 2 I co., 353 bis)

— Nel delitto di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, la condotta è integrata dal compimento anche di uno solo degli atti tassativamente specificati (violenza, minaccia, doni, promesse, collusioni o altri mezzi fraudolenti), con la conseguenza che la configurabilità del reato non può ritenersi esclusa, per effetto del principio di irretroattività della legge penale, se l’accordo collusivo abbia preceduto l’entrata in vigore dell’art. 353 bis cod. pen., ma, dopo tale data, sia stato posto in essere un altro dei comportamenti tipizzati dalla previsione incriminatrice. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto configurabili i gravi indizi di colpevolezza nei confronti del sindaco di un comune che, dopo aver promesso ad un imprenditore l’aggiudicazione di un appalto in epoca precedente all’entrata in vigore dell’art. 353 bis cod. pen., in data successiva aveva concorso con il medesimo nella predisposizione di una bozza del bando di gara ed aveva poi ordinato, senza successo, al funzionario competente di procedere in conformità) (Sent. n. 44896, Sez. VI, del 7-11-2013).

 

Violenza sessuale – Circostanza attenuante del caso di minore gravità – Quando può essere applicata

(cod. pen.: art. 609 bis III co.)

— L’attenuante di cui all’art. 609 bis, u.c., c.p. può essere applicata allorquando vi sia una minima compressione della libertà sessuale della vittima, accertata prendendo in considerazione le modalità esecutive e le circostanze dell’azione attraverso una valutazione globale che comprenda il grado di coartazione esercitato sulla persona offesa, le condizioni fisiche e psichiche della stessa, le caratteristiche psicologiche valutate in relazione all’età, l’entità della lesione alla libertà sessuale ed il danno arrecato, anche sotto il profilo psichico. (Nella specie, l’attenuante in questione non è stata concessa al ginecologo che, approfittando della situazione di vulnerabilità fisica e psicologica delle pazienti, nonché delle condizioni di luogo e di tempo, aveva compiuto atti inequivocabilmente sessuali contro la volontà delle donne) (Sent. n. 46184, Sez. III, del 18-11-2013).